La sindrome del gemello scomparso

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Molti studi effettuati nel corso degli anni hanno dimostrato come una gravidanza su 10 abbia inizio come gravidanza gemellare. Nel 1980, durante il Congresso Internazionale di Gemellologia tenutosi a Gerusalemme, il dottor Blockage affermò che spesso quando siamo concepiti non siamo soli ma abbiamo con noi un fratello o una sorella con cui condividiamo l’utero e con cui abbiamo fin da subito un rapporto intimo molto forte.
Questi embrioni possono venire riassorbiti dalla placenta o addirittura dall’altro embrione spontaneamente prima del terzo mese di gravidanza senza che la madre se ne accorga. Ecco perché in passato, prima dell’uso dell’ecografia, era molto difficile venirne a conoscenza. Ancora oggi però, considerato che la maggior parte delle volte i primi esami ecografici vengono effettuati dopo la 5/6 settimana, ci sono casi in cui i genitori restano ignari di quanto accaduto.
I genitori e i medici non ne sono consapevoli, ma il feto rimasto in vita si. Questi, infatti, ha avuto modo di entrare in contatto con il gemello scomparso, di sentirne il battito cardiaco, ne ha condiviso lo spazio e per questo la sua perdita si ritiene possa avere conseguenze a livello psicologico che, seppur senza rendersene conto razionalmente, potrà portarsi dietro nel corso della propria vita.
Il fatto di non avere la consapevolezza della perdita subita impedisce alla persona di metabolizzarla, affrontarla e quindi superarla.
Questa sindrome, di cui nel corso degli anni si sono occupati studiosi come Stanislav Grof, Elisabeth Noble e Claude Imbert, prende il nome di Sindrome del Gemello Scomparso.
Staislav Grof, conosciuto come il padre della psicologia transpersonale, afferma che la vita prenatale può influenzare tutto il resto della nostra esistenza, ecco perché conoscerla ci permette di affrontarla e superare eventuali traumi subiti.
Claude Imbert a sua volta afferma che esiste una memoria del feto a partire dal suo concepimento e che molti problemi psicologici, affettivi e somatici hanno origine durante il periodo prenatale.
Attraverso vari studi effettuati nel corso degli anni si è visto come spesso le persone che hanno subito questa perdita, di cui non sono consapevoli a livello conscio, provino un profondo e immotivato malessere, così come un senso di colpa per essere sopravvissuti che nei casi più gravi sfocia in un desiderio di morte.
Queste persone si sentono incomplete, sole e tendono ad avere rapporti interpersonali complicati. Possono evitare i rapporti con gli altri per paura di subire un’altra perdita dolorosa, così come possono aggrapparsi a loro troppo (in particolare ad amici o partner) instaurando così dei legami di dipendenza.
Provano un gran senso di vuoto che non riescono a colmare in nessun modo e sentono di non meritare ciò che di bello capita loro. Spesso hanno la sensazione di dover aiutare tutti, proprio perché pensano di non aver fatto abbastanza per salvare il fratello.
Si tratta di schemi inconsci che si sono formati durante la vita prenatale e che solo il riconoscerli e il prenderne atto permette di elaborarli e superarli.
Come affermano Bettina e Alfred Austermann (autori di un testo in cui raccontano come una ragazza di 28 anni abbia preso consapevolezza di aver avuto un gemello mai nato) per guarire dalla sindrome bisogna prima di tutto riconoscerla.
Attraverso una seduta di ipnosi regressiva alla vita prenatale si può ricordare la presenza di un gemello scomparso, cosa che permetterà quindi di elaborarne il lutto e superarlo in modo da potersi riappropriare al meglio della propria vita presente.
Se anche tu hai il dubbio di aver avuto un gemello scomparso contattami per fissare una seduta e migliorare così la tua vita! (info@ipnosiregressivavarese.it)

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