La vita prenatale.

vita prenatale

In passato in Cina e Giappone si faceva coincidere la nascita con il momento del concepimento, questo perché il periodo della gestazione era considerato a tutti gli effetti un periodo di vita in grado di lasciare un segno profondo nella vita di una persona.

L’utero, come sostiene anche Thomas R. Verny, psicologo e psicoterapeuta prenatale, è il primo mondo del feto e il modo in cui questi lo sperimenta andrà ad incidere in modo duraturo sulla sua futura personalità.

Se si troverà a vivere la gestazione in un ambiente caldo, affettuoso e ricco di stimoli sarà un bambino sereno, fiducioso e aperto verso gli altri, al contrario se l’ambiente intrauterino è freddo, trasmette ansia ed è poco comunicativo verso di lui sarà molto probabilmente un adulto insicuro, insoddisfatto e diffidente.

Ludwig Janus, psicologo membro della Società Internazionale di Psicologia Prenatale e Medicina, afferma che L’utero è un ambiente protetto, ma il feto non si sente per niente fuori dal mondo, questo perché partecipa fin da subito alla vita della mamma sentendo tramite di lei ciò che avviene nel mondo circostante.

Ecco perché nell’antica Grecia le donne durante la gravidanza vivevano tutte insieme in grandi case circondate dalla natura e nella tranquillità più totale. In questo modo i feti avevano più probabilità di avere uno sviluppo ottimale. Allo stesso modo in Cina, già 1000 anni fa, esistevano delle cliniche il cui scopo non era tanto legato al controllo fisico delle future madri, quanto a garantire loro la maggior tranquillità e serenità possibile. Durante la gravidanza infatti la donna è particolarmente sensibile, sembra che in lei si aprano addirittura dei minuscoli canali sensoriali detti antakarana invisibili all’occhio umano ma percepibili da persone dotate di facoltà extrasensoriali.

##La Psicologia prenatale

Numerosi studi di psicologia prenatale compiuti negli ultimi decenni hanno confermato che è proprio durante la gestazione che il bambino riceve i primi condizionamenti esterni che possono andare a provocare traumi futuri. Questi, se non opportunatamente rimossi, creeranno nel suo futuro di bambino prima e adulto poi disagi emotivi, paure, blocchi.
Ecco quindi che si parla di memoria cellulare.

Secondo Deepak Chopra molte malattie hanno origine proprio in un blocco che può essere legato a un brutto ricordo così come a un trauma vissuto in passato.

Anche Doris Rapp, allergologa di fama mondiale, parla dell’importanza della memoria cellulare, memoria che può essere legata sia a ricordi tramandati a livello cellulare dagli antenati, sia a quanto il feto ha vissuto durante la gestazione e che può quindi essere legata ai sentimenti materni e paterni e a quanto da loro vissuto durante i nove mesi.

C’è un modo per andare a ricordare e quindi superare questi traumi ed è la regressione alla vita prenatale. Durante questa regressione la persona sentirà le emozioni provate dai genitori durante la gestazione, ricorderà se sono avvenuti fatti che possono avergli creato dei blocchi nella vita attuale e ricordandoli andrà automaticamente a risolverli perché avrà la possibilità di affrontarli e quindi superarli.

Ludwig Janus, dopo anni di esperienza, afferma con sicurezza che tutto ciò che avviene durante la vita prenatale dovrebbe essere parte integrante di un trattamento psicoterapeutico.

Indipendentemente dalla presenza di blocchi e traumi ricordare la nostra vita prenatale è una bellissima esperienza che ci permette da una parte di tornare noi bambini e dall’altra di essere genitori più consapevoli del grande ruolo che ci aspetta.
Concluderei con le parole di Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta fondatore dell’ANPEP (associazione nazionale di psicologia e educazione prenatale): i nove mesi di gestazione sono i più importanti nella vita di una persona.

E quindi perché non provare a ricordarli? Per ulteriori informazioni contattami! info@ipnosiregressivavarese.it

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